Razzismo?

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Razzista. Per essere considerato tale basta non solo opporsi all’immigrazione, in particolar modo a quella islamica, ma anche esprimere dubbi o sottolineare le possibili difficoltà d’inserimento e di convivenza degli immigrati islamici.

Questo è, più o meno, il tono del dibattito sugli immigrati; gridare al razzismo infiamma gli animi ma non serve a capire la realtà. Troppo spesso esasperazioni ed opposte accuse fanno velo all’obiettività ed ad una distaccata valutazione del reale.
E’, quindi, necessario partire da un dato reale ed obiettivo. Se si attribuisce, cioè, alla Repubblica Federale Russa, una dimensione europea allora si deve ammettere che l’Europa è circondata da paesi che si dichiarano o ufficialmente islamici oppure dove l’Islam rappresenta una componente rilevante nella vita sociale. Non si può prescindere da questa considerazione prima di un qualsiasi tentativo d’analisi.

Perché in Italia, però, la “questione islamica” si pone come un caso particolare, a se stante, nel panorama dell’immigrazione? Per dare una prima risposta obiettiva e basata su fatti reali è necessario valutare due punti fondamentali .

Il primo punto da considerare è che in Italia le persone di religione islamica sono circa un milione e sono in crescita costante. L’Islam è la seconda religione per numero di fedeli.

Il secondo punto è valutare le richieste formulate tempo fa dal Consiglio Islamico d’Italia e cioè:
1. L’insegnamento del Corano a scuola oppure la possibilità di creare scuole mussulmane parificate
2. Il diritto delle donne di essere fotografate a viso coperto nei documenti d’identitübr /> 3. Permessi di lavoro per consentire la partecipazione ai pellegrinaggi religiosi
4. Venerdì festivo
5. Istituzione della festività di Aid el Fitr (Festa della rottura del Digiuno) e di Aid el Adha (Festa del Sacrificio)
6. Diritto di contrarre matrimoni civili con rito islamico
7. Diritto di partecipazione alle preghiere di mezzogiorno

E’ necessario, prima di formulare facili accuse di razzismo, riflettere sulle possibili conseguenze (nel caso siano accettate) delle richieste fatte dal Consiglio Islamico. E’, tutto sommato un’operazione semplice che tutti i cittadini, ma soprattutto i politici e chi governa la cosa pubblica devono fare. Proviamoci insieme:
– Con la creazione di scuole mussulmane viene meno la possibilità di integrare (pur mantenendo la propria cultura e religione), nella nostra società, i bambini mussulmani. Questo con buona pace di chi predica l’integrazione e la società multirazziale
– Perché per i cittadini italiani deve essere vietato circolare con il volto coperto e per le donne mussulmane ciò non dovrebbe avere valore? Vogliamo dimenticare o far finta che il fenomeno terrorismo islamico (per carità si tratta di frange estreme e numericamente esigue) non esista?
– Perché dopo l’abolizione di tante Festività Nazionali, religiose e civili che dovrebbero farci ricordare importanti avvenimenti della nostra storia, cultura e religione dovremmo istituirne di nuove?
– Perché il diritto civile italiano dovrebbe “abdicare” e riconoscere importanti deroghe?
– Perché un cattolico, un protestante oppure un indù non dovrebbero avere diritto alla preghiera sul proprio luogo di lavoro?

Quali sono, allora, le possibili conseguenze di tali premesse? Credo esista il reale rischio di arrivare alla creazione di comunità più chiuse ed impermeabili che rifiutano un’integrazione nella società che li accoglie. Comunità che non accettano le leggi e normali regole di convivenza, ma che, anzi, chiedono privilegi e deroghe

Una considerazione ulteriore. Esistono altre comunità d’immigrati che, pur avendo forti identità culturali, rivendicano simili diritti e privilegi? Non mi risulta, per esempio, che le comunità cinesi o indiane chiedano simili deroghe e privilegi.

Questi sono alcuni degli aspetti che i molti (non tutti per la verità) politici ed intellettuali del centro sinistra, dovrebbero prendere attentamente in considerazione prima di accusare di razzismo chi, invece, tenta di analizzare la situazione probabilmente anche sopravalutando il fenomeno, ma certamente senza pregiudizi.

Personalmente ritengo che debba essere garantita a tutti la libertà di professare la propria religione e di praticarla, ma credo anche, che debba esistere il principio di reciprocità, la possibilità, cioè, di praticare liberamente la propria religione (cattolica, protestante, induista ecc.) in tutti i paesi islamici.

Marco Pace