Italiani Invisibili

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Il prossimo 29 novembre si terrà l’ormai tradizionale Colletta Nazionale organizzata dal Banco Alimentare. Un’occasione per un gesto di reale e concreta solidarietà, un momento di condivisione dei bisogni che riguardano, purtroppo, ancora tante persone, per condividere così il senso della vita.
Per approfondire e capire meglio le dimensioni del fenomeno povertà in Italia vi proponiamo questa nota.

Strano paese l’Italia: un paese ricco con 7.140.000 poveri. I poveri sono un “problema” silenzioso di povertà non si parla, la povertà è negata, dimenticata; i poveri sono “cittadini invisibili”. 

Il 17 ottobre è stata la “Giornata Mondiale” dedicata alla povertà. Non sono, solitamente, a favore delle “Giornata Mondiali” sorta di celebrazioni una tantum che non hanno poi ricadute reali nella risoluzione del problema, ma sulla giornata del 17 ottobre il giudizio è meno netto proprio perché è necessario riuscire ad arrivare sulle pagine dei giornali per ricordare a tutti l’esistenza di questa umanità dimenticata, negata.

Un esempio di quanto affermato è lo spazio dato alla pubblicazione del Rapporto 2002 dell’ISTAT.
Quando, infatti, l’ISTAT, il 22 luglio 2003, ha reso noti i risultati del “Rapporto sulla povertà in Italia 2002” questi sono stati generalmente ignorati non solo dai mass media, ma anche e soprattutto dalla classe politica italiana. Il silenzio coinvolge sostanzialmente sia la destra sia la sinistra, ma quello che sicuramente appare assordante è il silenzio che regna nello schieramento di sinistra; forse anche perché con il Governo Berlusconi, nonostante le note difficoltà economiche mondiali, il numero dei poveri è diminuito passando da 7.828.000 a 7.140.000.

La sinistra sin dalla sua nascita ha, infatti, rivolto la sua attenzione e le sue rivendicazioni per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici, particolarmente verso quelle fasce più a rischio di povertà ed emarginazione, fenomeni che lo sviluppo industriale sembrava richiedere come una crudele ed inevitabile necessità.

Ora, invece, la nostra moderna sinistra accoglie questi dati con un disinteresse glaciale. Tutto ciò conferma ancora una volta la scelta fatta dalla sinistra, e dal sindacato che più le è vicino, di rappresentare gli “inclusi”, i “garantiti”, interi settori della società che posso già vantare un discreto livello di vita e di benessere.

Sono questi settori i veri “piccoli borghesi” che vedono nei cambiamenti, in tutti i cambiamenti, una minaccia per il proprio livello di vita, per il proprio peso sociale e la propria egemonia culturale e politica. Fino a un decennio fa la sinistra poteva ancora vantarsi di rappresentare, a torto o a ragione, i ceti sociali più disagiati, i diseredati della terra, gli emarginati e da ciò derivava una sorta di superiorità morale nei confronti degli altri schieramenti culturali e politici, liberali e cattolici in testa. Ora chi “non ha altro da perdere che le proprie catene” gli è diventato invisibile.

Per rendersi conto della drammaticità del fenomeno povertà è sufficiente ricordare un solo semplice aspetto dietro ad ognuno di questi numeri esiste una persona, una persona con la sua vita ed il suo dramma personale.
Come dire dietro il fenomeno statistico, dietro i numeri, dietro la povertà ci sono i poveri.

Per avere un quadro della situazione scorriamo il rapporto dell’ISTAT contenente le definizioni e le cifre ufficiali relative al 2002.

Secondo l’ISTAT una famiglia di due persone vive in condizione di “povertà relativa” quando spende mensilmente in consumi 823,45 euro, importo pari alla spesa media delle famiglie italiane.
In Italia vivono in una condizione di povertà relativa 2 milioni 456 mila famiglie (erano 2 milioni 663) pari al 11% del totale delle famiglie (22 milioni 270 mila) per un totale, ricordiamolo nuovamente, di 7.140.000 persone.

Linea di povertà relativa ed assoluta – 2001-2002
Componenti il nucleo familiare Linea di povertà relativa in euro/mese Linea di povertà assoluta in euro/mese

L’ISTAT definisce condizione di “povertà assoluta” come l’incapacità di acquistare un determinato paniere di beni e servizi ritenuti indispensabili per una famiglia italiana.
La linea di “povertà assoluta” per una famiglia di due persone è stabilita a 573,63 euro al mese. In Italia vivono in queste condizioni 926 mila famiglie (pari al 4% del totale, erano 940 all’anno precedente) per un totale di 2 milioni e 916 mila persone (pari al 5,1% della popolazione totale).

Chi sono, però, le persone che rischiano maggiormente di trovarsi in una situazione di povertà?
Il rapporto annuale dell’ISTAT fornisce anche questa risposta, la condizione di povertà, sia relativa sia assoluta, si concentra soprattutto nelle famiglie numerose (con minimo tre figli), in quelle con anziani a carico, tra gli anziani che vivono soli e nei nuclei famigliari dove uno dei componenti è in cerca di occupazione.

Dai dati dell’ISTAT emerge, poi, chiaramente il forte legame che unisce la condizione di povertà con quella di disoccupazione.
L’incidenza della povertà tocca, infatti, il 20% se uno dei componenti il nucleo famigliare è senza lavoro e raggiunge il 37,3% se sono almeno 2 le persone in cerca di occupazione.

Marco Pace