LA RIFORMA DELLA SCUOLA

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Il primo decreto legislativo di attuazione della legge delega n. 53 del 28.03. 03 ha iniziato il suo percorso che presumibilmente dovrebbe concludersi con la pubblicazione definitiva sulla Gazzetta ufficiale intorno al prossimo mese di gennaio.
Il decreto, reperibile sul sito del MIUR (www.istruzione.it), definisce le norme generali per la scuola dell’infanzia, per la nuova scuola primaria e per la scuola secondaria di primo grado sulla base della sperimentazione effettuata lo scorso anno in 251 istituzioni scolastiche.
Dal prossimo anno scolastico, la riforma della scuola diventa così operativa nella scuola dell’infanzia, in tutta la scuola elementare, nel primo anno della scuola media.
Quali sono le principali novità previste?

  • la possibilità di un’ampia autonomia didattica e organizzativa per le scuole, in relazione a piani di studio personalizzati, al fine di realizzare l’obiettivo della legge di favorire la crescita e la valorizzazione degli allievi, nel rispetto dell’identità e delle inclinazioni di ciascuno di essi. A questo fine, l’orario scolastico viene così riorganizzato:
    1. per la scuola dell’infanzia da un minimo di 25 a 40 ore settimanali a scelta delle famiglie;
    2. per la scuola primaria, 27 ore obbligatorie e 3 ore di attività e insegnamenti opzionali (obbligatori per la scuola e facoltativi per gli allievi), per un totale massimo di 30 ore settimanali;
    3. per la scuola secondaria di primo grado, 27 ore obbligatorie e 6 ore di attività e insegnamenti opzionali (obbligatori per la scuola e facoltativi per gli allievi), per un totale massimo di 33 ore settimanali. A questi orari si aggiunge il tempo eventualmente dedicato alla mensa. Vengono inoltre potenziate le attività di laboratorio, al fine di consentire l’effettiva formazione personalizzata e di ampliare l’offerta formativa, nelle singole scuole o in rete;
  • l’affidamento a un docente “tutor”, delle funzioni di orientamento per la scelta delle attività opzionali, di coordinamento delle attività educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e della documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo senza nulla togliere alla responsabilità degli altri docenti coinvolti nel lavoro;
  • l’introduzione del portfolio delle competenze, che dovrà documentare il percorso formativo seguito da ogni allievo fin dalla scuola dell’infanzia
  • l’introduzione dell’insegnamento della lingua inglese e dell’alfabetizzazione informatica fin dal primo anno della scuola primaria;
  • l’introduzione della seconda lingua europea e il potenziamento dell’alfabetizzazione informatica a partire dalla prima classe della scuola secondaria di primo grado;
  • la possibilità di anticipare gradualmente le iscrizioni alla scuola dell’infanzia delle bambine e dei bambini che compiono i tre anni, e alla scuola primaria dei bambini e delle bambine che compiono i sei anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento.
    Tra le varie novità introdotte, mi sembra che la più interessante sia il compito ampio affidato alle singole scuole (talmente ampio da essere quasi scambiato come assenza di indicazioni precise) per la costruzione di concreti percorsi di apprendimento per gli alunni. E’ qui che si giocherà la partita: si verificherà cioè se le scuole, i docenti, sono in grado di essere i protagonisti di una nuova stagione di cambiamento per la scuola italiana.

I primi segnali non sono però confortanti; sul decreto, ma sulla riforma in genere, si è già aperto il fuoco di sbarramento dei “gufi” di turno.
In primo luogo i sindacati della scuola che confermano ancora una volta se ce ne fosse bisogno di essere purtroppo un elemento di freno (la tutela dei diritti acquisiti prima di tutto!) nella società odierna; poi le forze di sinistra che sono profondamente convinte che tutto quello che viene proposto dall’attuale governo sia di per sé, senza entrare nel merito, negativo; poi quelli che sono convinti che, avendo per anni fatto scuola in un certo modo, necessariamente si debba andare avanti così per sempre; infine, quelli che ritengono che l’attuale sistema scolastico sia la miglior risposta alle esigenze di educazione degli alunni.
Senza parlare poi di chi, in questi mesi, ha previsto ipotesi apocalittiche come la scomparsa del tempo pieno, che non risulta in nessun documento, o il venir meno della collegialità dei docenti tutta da discutere.
Percorso difficile quindi? Certamente, ma qualche spiraglio positivo faticosamente appare. Su iniziativa di uomini e donne di scuola di diverso orientamento ideologico e schieramento politico è nata un’interessante iniziativa, la scuola del buonsenso, che cerca di superare i pregiudizi di partenza e di impostare un confronto sulla sostanza delle cose. Ma di questo parleremo la prossima volta.

Roberto Rossetti